domenica 1 dicembre 2013

INCENTIVI PER LE ENERGIE FOSSILI?!

Se l'energia costa cara è perché "c'è il problema delle rinnovabili che costano quasi dodici miliardi l'anno". Così tornava a lamentarsi pochi giorni fa il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato. La realtà, documentano gli ambientalisti, è diametralmente opposta: se l'energia "tradizionale" costa meno di quella pulita è perché gode di incentivi, tra diretti e occulti, persino maggiori di quelli distribuiti all'elettricità verde. Oltre 12 miliardi in tutto, denuncia un dossier diffuso oggi da Legambiente.

Diretti e indiretti. "E' assurdo - afferma il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini - ma i sussidi alle fonti fossili non esistono nel dibattito pubblico e politico italiano. Addirittura nella Strategia Energetica Nazionale approvata nel 2013, il tema dei sussidi alle fonti fossili, semplicemente, non compare. Eppure stiamo parlando di 4,4 miliardi di sussidi diretti distribuiti ad autotrasportatori, centrali da fonti fossili e imprese energivore, e di 7,7 miliardi di sussidi indiretti tra finanziamenti per nuove strade e autostrade, sconti e regali per le trivellazioni, per un totale di 12,1 miliardi di euro a petrolio, carbone e altri fonti che inquinano l'aria, danneggiano la salute, e che sono la principale causa dei cambiamenti climatici". 

Aiuti all'autotrasporto. Tra le voci più importanti di sussidio diretto alle fonti fossili, ricostruisce il rapporto di Legambiente, ci sono i trasporti. Al settore dell'autotrasporto sono andati, dal 2000 al 2013, quasi 5,3 miliardi di euro attraverso fondi diretti al sostentamento del settore (400 milioni l'anno), sconti sui pedaggi autostradali (120 milioni in media ogni anno), riduzioni sui premi Inail e Rc (rispettivamente 105 e 22 milioni) oltre a deduzioni forfettarie non documentate per circa 113 milioni annui. Per il 2013 si tratta di 400 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i 330 per il 2014, ad oggi in discussione nella Legge Stabilità. Un'altra voce di sussidio riguarda sconti sulle tasse per l'acquisto di carburante secondo l'Ocse, l'Italia nel 2011 ha sostenuto il settore con riduzioni e esenzioni dall'accisa per oltre 2 miliardi di euro

I costi del Cip 6. "Nel nostro Paese poi - si legge acora nel dossier - alcuni impianti da fonti fossili beneficiano di sussidi diretti per la produzione elettrica, di cui l'esempio più noto è quello del famigerato incentivo Cip 6. Complessivamente, agli impianti a fonti fossili, dal 2001 al 2012 sono stati regalati 40.149 milioni di euro. Secondo i dati del Gse, nel 2012 il sussidio alle centrali è stato pari a 2.166 milioni di euro, di cui 724,4 milioni direttamente a carico dei cittadini, e continuerà, riducendosi nel tempo, ancora fino al 2021. Sempre secondo i dati del Gse, si può stimare che i Cip 6 da qui al 2021 costeranno alla collettività circa altri 4.880 milioni di euro. Addirittura nella proposta di Decreto del Fare 2 è previsto un incentivo per la costruzione di una centrale a carbone "pulito" nel Sulcis, in Sardegna. Gli oneri, stimati in circa 60 milioni di euro l'anno, per un costo totale di 1,2 miliardi di euro, saranno coperti tramite il prelievo nella bolletta elettrica. Ma non finisce nemmeno qui. Ammontano a circa 160 milioni di euro di fondi pubblici le risorse legate al sistema ETS (il meccanismo europeo di scambio delle emissioni), che andranno agli impianti inquinanti entrati in esercizio negli ultimi quattro anni, attraverso i rimborsi che sarebbero dovuti servire invece a ridurre le emissioni di CO2".

Altre forme di sussidio. Un nuovo sussidio diretto per vecchie e inquinanti centrali da fonti fossili, ricostruisce ancora il dossier, è entrato in funzione nel 2012 con nuovi sussidi giustificati con presunti allarmi legati all'emergenza gas. In pratica, per il rischio che in alcuni momenti dell'anno possano ridursi le forniture di gas dalla Russia, si regaleranno 250 milioni di euro nel 2013 a vecchie centrali inquinanti, presi direttamente dalle bollette delle famiglie, e con "deroghe alla normativa sulle emissioni in atmosfera o alla qualità dei combustibili". Ci sono poi anche i cosiddetti extra costi per le isole minori, in realtà situazioni ideali per creare nuove rete intelligenti come sta avvenendo in diversi paesi europei, dalla Danimarca alle Canarie. Sperimentazione resa impossibile dalla condizione di monopolio con i 62 milioni di euro di sussidi di cui godono le vecchie centrali. 

fonte: www.repubblica.it 

giovedì 14 febbraio 2013


L'idroelettrico 'batte' il nucleare, il carbone e le rinnovabili

Uno studio congiunto tra Lincoln University e Politecnico di Milano ha analizzato l'impatto delle diverse fonti energetiche incrociando gli aspetti ambientali, economici e sociali

In termini di rapporto con l'ambiente, impatto economico e sociale,l'idroelettrico 'batte' il nucleare, il carbone, il petrolio e il gas. Lo sostiene un particolare studio condotto da Giorgio Locatelli dellaUniversity of Lincoln e Mauro Mancini del Politecnico di Milano, che hanno articolato i risultati in un articolo apparso sul magazine International Journal of Business Innovation and Research.
Pur esistendo molti studi dedicati alle caratteristiche economiche delle centrali elettriche, la maggior parte di essi analizza la tematica assumendo il punto di vista dei flussi economicipiuttosto che quello dei fattori ambientali, che pure negli ultimi anni hanno acquistato molta più importanza nell'agenda degli investimenti.
Sulla base di queste considerazioni, il team di studio ha incrociato le principali fonti energetiche (nucleare, centrali a carbone, petrolio gas e idroelettrico) con valutazioni di tipo ambientale, economico e sociale. I parametri vengono soddisfatti contemporaneamente al meglio proprio dall'energia idroelettrica, giudicata all'altezza di essere sostenibile sul piano ambientale, economico e anche dell'impatto sociale; in seconda posizione si piazzano nucleare e carbone, mentrepetrolio e centrali a gas sono considerate la scelta peggiore considerando tutti i fattori nel complesso.
Per arrivare a tale valutazione, il team ha considerato elementi multipli: sicurezza del rifornimento di carburante, impatto sull'ambiente, accettazione pubblica, instabilità del prezzo del carburante, rischio di incidenti gravi e dimensioni dell'area di emergenza (come ad esempio nel caso delle centrali nucleari). Ognuno di questi fattori è associato a una valutazione di 'peso' per discernere quale sia la fonte più sostenibile nel complesso.
Lo studio è di fatto un'ulteriore conferma di come questi elementi non possano essere più trascurati, omessi o considerati opzionali da parte degli investitori. Ciò in particolare in vista della costruzione di nuove centrali, esigenza sollecitata dall'aumento della popolazione mondiale con il conseguente incremento della domanda di elettricità. Rispetto alle nuove energie da fonti rinnovabili, lo studio sostiene che le opzioni 'verdi' come il solare e l'eolico non riusciranno a tenere il passo con la richiesta crescente.

Leggi il post: http://www.periti.info/l-idroelettrico-batte-il-nucleare-il-carbone-e-le-rinnovabili_news_x_13990.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=newsletter_periti_6_13_02_2013 
Niente auto a benzina a partire dal 2015, la Norvegia punta sull'elettrico  L’industria automobilistica dovrà convertire la sua produzione in mezzi ibridi, elettrici, biodiesel o a idrogeno. La Norvegia così segna un grande punto nella battaglia contro l’inquinamento, battaglia che la Norvegia voleva già intraprendere quando si parlava di protocollo di Kyoto. La Norvegia, insieme a poche altre nazioni del Nord Europa, voleva addirittura rilanciare, portando al 30% la riduzione di anidride carbonica da raggiungere entro il 2015.

Leggi la notizia http://www.gentemotori.it/Ecologia-Auto-Ibride-Elettriche/Stop-alla-benzina-in-Norvegia